DIO HA BISOGNO DELLE NOSTRE DEBOLEZZE

Il mondo ama i vincitori, ama i forti, belli, perfetti cioè "la roba senza difetti", anche se fatti artificialmente attraverso correzioni estetiche o correzioni virtuali di Photoshop.

Non siamo nemmeno consapevoli di quanta pressione dell'autosufficienza e dell'autorealizzazione stiamo vivendo, spingendo costantemente lontano da noi stessi la minima idea che siamo deboli, insufficienti e impotenti, perché ciò significa uscire dal gioco: non essere più competitivi sul mercato del successo. Nel mondo, i grandi attori di aziende e società multinazionali, cioè tutti coloro che vogliono i primi posti, non pesano nemmeno su doping, stimolanti e vari farmaci in modo che possano funzionare 24 ore. È un grande terrore per la nostra psiche, emozioni e corpo. È una grande bugia rispetto alla vita reale, piena di debolezze e imperfezioni. Siamo tutti molto fragili. E a volte basta un po’ di dolore per eliminarci dal sistema.

Gesù conosce i nostri punti deboli. Sa che siamo creati dalla polvere della terra, come creature dipendenti dal nostro Creatore. E questa non è una brutta cosa, ma una cosa meravigliosa se capiamo attraverso gli occhi della fede che dipendiamo dal Più Potente che non vede l'ora di darci una mano. Il potere di Dio si manifesta nella nostra debolezza - è uno dei grandi messaggi del Vangelo. L'importanza delle nostre debolezze, ferite e fratture proverò a spiegarvi con questa storia:

KINTSUGI – l’arte di riparare e aggiungere valore

Capita un po’ a tutti di far cadere un piatto, una bicchiere o una tazza, sono stoviglie, ne abbiamo diverse in casa, poco importa se uno si è rotto, nella maggior parte dei casi quello che urta di più è il fatto di dover pulire dove la stoviglia è caduta. A volte però la tazza o il vaso che si rompono avevano un significato particolare, magari erano pregni di ricordi e allora ci dispiace e cerchiamo di aggiustarlo nel miglior modo possibile o nel miglior modo che conosciamo cioè cercando di nascondere le crepe.

Eppure c’è una pratica giapponese che fa l’esatto opposto, evidenzia queste “fratture”, le impreziosisce e aggiunge valore all’oggetto rotto: è il kintsugi (金継ぎ), o kintsukuroi (金繕い), letteralmente “riparare con l’oro”.
Ma perchè i giapponesi riparano con un metallo tanto prezioso (che può essere oro o argento liquido o lacca con polvere d’oro) un oggetto di ceramica rotto?

La risposta la possiamo trovare nella resilienza, un concetto che per i giapponesi è molto radicato, nella loro cultura infatti è importante che ogni persona sia in grado di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici, di crescere attraverso le proprie esperienze dolorose e queste vengono valorizzate, rese preziose.

Ogni crepa rappresenta una ferita, una cicatrice che dev’essere valorizzata per non perdere di significato, che racconta una storia, che fortifica e simboleggia l’opportunità positiva che la vita offre, senza perdere l’integrità dell’oggetto, senza che venga a mancare l’identità stessa della persona: ferita sì ma guarita e resa più forte, più bella ma sostanzialmente non diversa.

La tecnica dello kintsugi permette di creare vere e proprie opere d’arte, sempre diverse, ognuna con la propria storia da raccontare, ognuna con la propria bellezza e preziosità da condividere, questo proprio dovuto all’unicità delle crepe che si creano quando l’oggetto si rompe, le stesse ferite che cambiano da persona a persona e che lasciano tracce diverse su ognuno.

Proprio come le persone resilienti che riescono a risorgere, a fronteggiare con coraggio e forza le avversità e spesso a raggiungere mete importanti, anche gli oggetti riparati con il metallo prezioso risorgono e acquistano valore e bellezza diventando molto più preziose di quello che erano prima.

La leggenda narra che il Kintsugi sia diventata un’arte intorno al 15° secolo, quando Ashikaga Yoshimasa, uno shogun giapponese dopo aver rotto la propria tazza di tè preferita la inviò in Cina per farla riparare. Purtroppo le riparazioni all’epoca avvenivano con legature metalliche poco estetiche e poco funzionali, la tazza sembrava perduta, ma il suo proprietario decise di farla riparare ad alcuni artigiani giapponesi, i quali sorpresi dalla tenacia dello shogun nel riavere la sua amata tazza, decisero di arricchirla ed impreziosirla riempiendo le crepe con resina laccata e polvere d’oro. La tazza tornò dal suo proprietario più bella, più preziosa e con una storia da raccontare.

LA COLLA DIO

Pertanto, tutti voi che portate i vostri punti deboli, i dolori, le ferite, le croci - quando vi sentite così feriti, rotti, pensate alla tecnica del kintsugi, provate a trasformare quel dolore in qualcosa di nuovo, di prezioso, lasciate che diventi la vostra storia, la vostra cicatrice d'oro, sempre lì per ricordarvi come è possibile farcela, trascendere e intraprendere nuovi percorsi perché ogni ferita può diventare perfezione, positività. Come?

Se permettiamo a Dio di riempirla con il suo Amore e Misericordia!

E poi immaginate QUEL PARADOSSO DELLA FEDE! Mentre il mondo ci insegna che la perfezione è ciò che vale, nella logica del Vangelo - il più prezioso è ciò che è più rotto, più danneggiato - perché lì è stata usata molta quantità della Colla di Dio - l'oro dell'Amore e della Misericordia di Dio. Quindi non abbiamo paura di essere deboli e di essere vasi di terracotta - perché solo quando siamo deboli - allora siamo forti nel Signore! Più Dio ci ha "incollati" con la colla dell'Amore misericordioso, più in realtà c'è Lui in noi!

Che Dio vi benedica tutti insieme, riempia tutte le vostre rotture e fessure, riveli la vostra bellezza e valore - perché Dio rende tutte le cose nuove!